Alcune considerazioni sono necessarie, in quanto abbiano assistito all’ennesimo passo coerente della amn di Ospitaletto, con le decisioni nell’ultimo consiglio comunale.
Ci riferivamo ad una coerenza che prosegue da due legislature. Questa giunta di centro destra ha assunto un modus operandi che purtroppo stride con 3 aspetti determinanti.
Il primo e’ riferito alla capacita’ di amministrare un comune che ha visto una espansione molto “spinta” verso la cementificazione.
Nel 1999 con il centro sin come circolo il confronto
Avevamo allertato sul preoccupante consumo di territorio che aveva portato ospitaletto agli onori della cronaca come territorio di conquista.
Di conquista da parte di tutti:
dai frequentatori delleprostitute,
dagli industriali ( il trasferimento degli stabilimenti da lumezzane al terreno fertile di ospitaletto.. fertile inteso come mente aperta degli amn verso la chimera degli oneri….. ma nn certo dalla lungimiranza gestionale)
dagli amministratori provinciali e regionali
(vedasi avanguardie deli progetti tav e brebemi ora purtroppo in fase di concretizzazione da parte di un governo di centrosinistra…..)
ed il silenzio dei cittadini,
da sempre mantenuti nella assoluta opportunita’ di essere coinvolti attraverso una informazione diffusa..dato che risulta presente il pensiero dell’inutilita’ della partecipazione soprattutto fra le teste pensanti dei partiti che dovrebbero risultare lungimiranti.
Nella prima gestione Prandelli l’imperativo era “meno tasse e piu’ cementificazione ”, ora ..lo stesso.
Venne realizzata la scuola senza ascolto della popolazione.
Il risultato e’ sotto gli occhi di tutti: barattato a vantaggio dei costruttori, una porzione di centro storico, e realizzazione senza capacita’ di una “progettualita’ lungimirante” di una struttura scolastica incompleta come vani (nella previsione 2007-2012 in quanto il delta di aumento della popolazione minimo sara’ accreditato ad un delta di +3000 –considerando i rapporti falsati di un coefficiente(150 - utilizzato per il calcolo della popolazione prevista , se riferito al vecchi coefficiente 100 mc/abitante piu’ reale si passerebbe ad una popolazione di 22.000ab. nell’arco di 5 anni.
Contestiamo il metodo di valutazione degli abitanti aggiuntivi perché il presupposto di 1846 abitanti insediabili come saldo naturale è dato dal volume teorico di 150 mc ad abitante (media aritmetica della cubatura residenziale esistente / numero abitanti), e quindi una superficie di 50mq per ciascun nuovo abitante.Questo supporrebbe che una famiglia di 3-4 persone dovrebbe propendere all’acquisto di appartamenti di 150-200 mq.. Sicuramente esorbitante.Se cosideriamo il dato di possibile costruzione di edilizia residenziale ( 276.900 mc ) otteniamo circa 92.000 mq. di costruibile e quindi più realisticamente circa 1000 appartamenti da 90-100 mq cadauno che rappresentano la capacità insediativa di circa 3000 abitanti.A cui vanno aggiunti i circa 1000 dell’ erigenda area di Via Guido Rossa (area Cantoni) e gli oltre 1000 dei circa 400 appartamenti ancora sfitti esistenti nel nostro territorio, portando così a 5000 il numero reale degli abitanti aggiuntivi.Consideriamo quindi il dato di volumetria costruibile facilmente opinabile, confutabile e sicuramente politico, chiediamo quindi che la volumetria residenziale aggiuntiva venga portata al massimo a 120.000 mc. per non oltrepassare la soglia dei 30.000 abitanti che l’Amministrazione si era impegnata a non superare.
Questo puo’ certo spaventare soprattutto se nella logica di programmazione, gli interventi previsti di nuovi insediamenti abitativi soprattutto (ma purtroppo anche altri insediamenti artigianali, pur essendo quelli esistenti ancora in parte sottoutilizzati) approvati frettolosamente con la soddisfazione degli immobiliaristi , portera’ ad una ennesima diffusione della tipologia standard di casette a schiera ormai abbandonata nella maggioranza degli stati europei con citta’ e paesi ad alta desita’ abitativa (ricordo che ospitaletto possiede una sup. di 8,54 Kmq e 12.500 ab con una densita’ di 1463 ab. Per kmq.) preferendo, per il raggiungimento di elevati livelli di qualita’ della vita e qualita’ dell’abitare, di tipologie che consentissero la creazione di maggiori superfici comuni con opportunita’ di spazi pedonalizzati, relegando le aree di parcheggio e di uso dei mezzi motorizzati ai margin idei nuovi quartieri.
Questo anche a seguito sdei suggerimenti offerti dalla comunita’ europea con opportunita’ di approdare a finanziamenti sia per progetti lungimiranti pubblica utilita’ che quartieri sperimentali con criteri di sostenibilita’.
Ma anche a livello di pensiero non solo gli urbanisti italiani hanno lasciato molti spunti, l’ultimo in ordine di tempo, dall’Arch. Cervellati ordinario di recupero e riqualificazione urbana e territoriale all’universita’ di Venezia, il quale ha rimarcato :
1) l’assenza di una pianificazione per zone omogenee,
2) la dispendiosa prevalenza di tipologie “villetta a schiera” quale grave “offesa” al territorio (ma nn alle tasche delle amn)
3) un appello agli urbanisti per “ un esame di coscienza “ in quanto estensori di piani che nn si realizzano, dando colpa agli amn al sistema economico, alla speculazione edilizia, all’abusivismo.
Ma questa e’ solo l’ultimo richiamo in ordine di tempo a chi dovrebbe ascoltare per poter agire nel rispetto delle regole
avanguardia della progettazione ecologica dall’economista umanista, Ernst F. Schumacher, alberto magnaghi dell’univ. Di Firenze, e l’arch. Lucien kroll quasi a reclamare che quanto ormai e’ stato applicato sia incondizionatamente destinato ad una trasformazione imminente, determinante per il futuro delle generazioni. Anche “la pastorale del creato” esprime concetti molto vicini a quanto esposto con disagio dalla cultura ambientalista.
Mentre da parte della “pastorale del creato, la Chiesa cattolica ha espresso il concetto di “responsabilita' ”,anzi della corresponsabilità verso l’ambiente, non solo motivata dal fatto che la distruzione dell’ambiente è anche la distruzione della vita, umana e non umana, ma anche e soprattutto perché l’ambiente (e quanto esso contiene) è un bene in sé e per sé, va rispettato coltivato e portato a compimento secondo il disegno del Creatore. Oggi l’essere umano ha in mano mezzi e strumenti inimmaginabili per poterlo fare, ma occorre passare da un potere di dominio a un potere di servizio.
Nella prospettiva di un rinnovato rapporto uomo-ambiente, le religioni hanno una missione particolare per la carica spirituale che possono inserire nel sostenere la nuova mentalità, e le Chiese cristiane in particolare hanno una missione specifica per le responsabilità che la fede in Dio creatore e la legge dell’incarnazione affidano loro.
Conoscere e far conoscere i termini della questione energetica, nella presenta fase storica, rappresenta una sfida alla quale tutti sono chiamati a rispondere come uomini e donne del nostro tempo, come educatori, come cittadini amanti del bene della polis che è la città, l’ambiente, la terra.
D’altra parte, non si può dare partecipazione alcuna assunzione di responsabilità se manca l’informazione o se questa è distorta o falsata. Conoscere i beni comuni le risorse del Pianeta Terra, goderne e volere che siano per tutti, è una nostra responsabilità e un omaggio al Creatore che ha dato la terra a tutti i suoi abitanti, quelli passati, presenti e quelli che verranno dopo di noi.
Il termine beni comuni rinvia ancora alla natura (al creato, al cosmo, all’universo, pianeta Terra) e a quanto essa contiene (flora, fauna, aria, acqua) e annuncia che questi beni sono di tutti; sono destinati a tutti; che nessuno (singolo, gruppo umano), può appropriarsi ad esclusione di altri (singoli, gruppi umani). In altre parole, beni comuni vuol dire che tutti ne hanno bisogno per vivere, ma anche e soprattutto che tutti hanno diritto di disporne; che la proprietà di questi beni non è mai assoluta e incondizionata. Il pianeta Terra, e quanto essa contiene, è un bene comune, appartiene a tutti, a tutte le generazioni presenti e future. Forse la cultura occidentale fa fatica a comprendere discorsi del genere, perché ha coltivato e coltiva più l’idea della proprietà privata, dei diritti e prerogative individuali-individualistiche, piuttosto che l’idea della condivisione, dell’uso comune dei beni della Terra che sono destinati a tutti e per tutti.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
conclusioni.
Ripensare il modello di sviluppo
Una consapevolezza che l’attuale modello di sviluppo sia arrivato ormai al capolinea e non sia in grado di governare la globalizzazione economica compare ormai anche nei testi di formazione cattolica di base: «Occorre ripensare il nostro modello di sviluppo;
La fedeltà alla vocazione integrale dell’uomo, al lavoro al riposo è garanzia per la dignità della persona e per la salvaguardia della natura».
3. Il ritorno della sobrietà Un altro segnale di speranza è dato dal ritorno, sia pure non ancora in grande stile, di un’antica signora (la sobrietà), che una volta _ paradossalmente nelle società dell’indigenza _ era molto apprezzata ma che poi è stata messa alla porta dalla cultura della quantità, dello spreco, dell’apparenza.
Nessun commento:
Posta un commento