martedì 7 ottobre 2008

RELAZIONE 4A SERATA ING. M. CERANI

“Una nuova sobrietà per abitare la terra”
in occasione della 3° Giornata per la salvaguardia del creato



“Il rovescio del consumismo: i rifiuti”

Il messaggio della CEI per la terza giornata per la salvaguardia del creato mi sollecita come credente e come cittadino ad alcune considerazioni, che cercherò di tradurre nell’ambito specifico del ciclo dei rifiuti. I rifiuti nella loro qualità e quantità sono uno specchio del modello di società che li genera. Una società contadina non genera gli stessi rifiuti di una società industrializzata.
La prima parola chiave su cui interrogarsi è proprio questa: quale “stile di vita”, o “modello di società” può contribuire a prevenire e ridurre la produzione dei rifiuti?.
I professori d’economia hanno sempre sostenuto che non ci sono alternative alla crescita economica, l’importante é coniugare la crescita con un modello di sviluppo “sostenibile”. Ci va ancora bene questo assunto? Può continuare all’infinito la crescita di produzione e commercio di beni ? O ci siamo persuasi che il nostro pianeta è limitato e lo “sviluppo” è un sinonimo di “Guerra” all’ambiente, alle risorse, ai popoli che vivono senza un sistema industriale?
La risposta sta proprio nella sobrietà, personale e comunitaria, messa in evidenza nel documento CEI, ma che preferisco chiamare “società della decrescita”, per riconoscerle il carattere non solo di atteggiamento individuale ma di progetto culturale, sociale, economico, al quale devono partecipare attivamente i cristiani.
Non c’è futuro per il pianeta senza una profonda riconversione nel senso della “Decrescita”, che vuol dire consumare di meno, produrre di meno, basare i rapporti non più sulla produzione e vendita di merci, ma principalmente sullo scambio, sul dono, sulla economia di comunione. Significa transizione da un’economia dei valori di scambio ad una dei valori d’uso.
La seconda parola chiave che voglio evidenziare è la “Coerenza”. E’ finito il tempo delle dichiarazioni di principio! Ad ogni livello è necessaria la coerenza tra mezzi e fini, sia in famiglia che sul lavoro o a scuola. Se si vuole camminare con passo sicuro nella direzione di un’economia di comunione, fondata sulla sobrietà, si deve avere il coraggio di richiamare e orientare i decisori politici, economici e tecnici nelle loro scelte.
Viviamo in una Provincia molto ricca, in cui un’enorme pressione sull’ambiente è stata causata dall’industria, dal lavoro, e che si è specializzata negli ultimi anni nel business dello smaltimento dei rifiuti urbani e industriali. E’ coerente ciò con l’economia della sobrietà, o dobbiamo richiedere precisi impegni di riconversione ?
I progetti che impattano localmente devono essere maturati e condivisi con tutti i portatori di interesse, anche se i risultati finali dovessero essere differenti da quelli auspicati dalle imprese, dai centri economici o politici. Nell’ambito dei rifiuti politici e amministratori di società pubbliche devono avere come obiettivo primario la popolazione e l’ambiente e non l’utile aziendale, ottenuto ad ogni costo.
Tristi esempi recenti invece confermano che si preferiscono belle dichiarazioni di principio, sotto le quali nascondere un modello dei rifiuti orientato alla distruzione dell’ambiente!
Si è preferito tenere per quindici anni nell’ignoranza gli amministratori comunali ed i cittadini bresciani per lucrare su discariche e inceneritori, piuttosto che riconvertire il sistema a modelli che lavorassero sia sulla prevenzione che sulla differenziazione spinta. Così, ecco che Brescia è ultima in Lombardia per differenziata e prevenzione, mentre è prima in Europa per tasso di incenerimento dei rifiuti urbani!
E ciò nonostante la presenza d’Università e Centri di ricerca sull’ambiente, e di un mercato del riciclaggio che richiede materiali e non riesce a trovarli.
Non solo: i bresciani sono noti in Italia come gli esportatori della dottrina dell’incenerimento totale dei rifiuti, con progetti d’impianti presentati ovunque dalle aziende pubbliche nostrane, anche sfruttando le emergenze altrui ( ma è solidarietà?).
Come agiscono i cristiani ricoperti di denaro in qualità di amministratori di queste società? La strada è ancora lunga per passare dall’egoismo delle scelte attuali alla sobrietà!
La filiera dei rifiuti deve essere completamente reimpostata, come già sta avvenendo per una minoranza di Comuni nella nostra Provincia. Perché al confine di Provincia appaiono improvvisamente i contenitori personali per la raccolta dell’umido, mentre da noi non si raccoglie, nonostante anche la nostra agricoltura abbia bisogno di ammendante per l’impoverimento di sostanza organica dei suoli ?
Si può e si deve lavorare sulla prevenzione, con l’introduzione di una tariffa puntuale volumetrica, correlata a quanto rifiuto residuo indifferenziato é prodotto dalla singola utenza; con il compostaggio domestico, con tante iniziative che decollano numerose (ecoacquisti, vendita di prodotti sfusi, etc) solo dopo che viene messo in discussione il cassonetto stradale da 3200 litri per il rifiuto indifferenziato.
E si può e si deve lavorare sulla differenziata, con sistemi domiciliari secco umido, perché 2000 Comuni italiani hanno superato il 50% e intere Province sono a quota 70%, mentre a Brescia siamo al 30%, con produzioni complessive tra le più elevate in Italia.
Si devono impegnare nella differenziata i cittadini e non solo le aziende, perché abbiamo i dati che ci confermano che le aziende riciclano mentre i cittadini no: e molti amministratori dormono sonni tranquilli anche se il 40% di differenziata è fatto quasi interamente dalle aziende e in minima misura dai cittadini.
Dopo aver fatto tutto ciò, resterà una quota di rifiuto residuo da gestire, di proporzioni assai limitate rispetto ad oggi. Su questa fase finale vi sono varie opzioni tecnologiche possibili, tra cui selezioni ulteriori, trattamenti meccanici biologici; nel Veneto vi sono già alcuni casi in cui si ricicla tale rifiuto miscelandolo con rifiuti plastici aziendali, pertanto non è detto che si debba passare dal costoso e inquinante incenerimento o dalla discarica.



Massimo Cerani

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